Voci alla finestra – Lo Spazio Liminale tra Memoria e Oblio
by Kanaco Takahashi
Il mio progetto Voci alla finestra si configura come uno spazio liminale tra memoria e oblio,
un vuoto carico di presenza dove il tempo, lo spazio e l’interiorità si incontrano e si sovrappongono.
Ripensando alla mia vita, riconosco molti ricordi legati alle persone che ho amato e, inevitabilmente, anche momenti di separazione.
Guardando al futuro, immagino che quei ricordi continueranno a crescere e che, ancora una volta, arriverà il momento dell’addio.
Credo che questo tempo che chiamiamo “adesso” sia uno spazio delicato e fragile, sospeso tra ciò che rimane nella memoria e ciò che lentamente scivola nell’oblio.
Cerco di dare forma a questa soglia — a questo luogo intermedio — attraverso il motivo della finestra, come simbolo universale.
Voci alla finestra è composto da diverse opere legate al tema della finestra,
realizzate cancellando delicatamente il grigio della matita per far emergere la luce.
Non è un bianco aggiunto, ma un bianco che nasce per sottrazione:
un vuoto che si fa presenza.
Queste finestre ci interrogano su dove ci troviamo: dentro o fuori.
L’opera in forma di lungo rotolo, intitolata 21 Riflessioni (in giapponese si dice Makimono),
comprende 21 testi in italiano e in giapponese, con 21 aperture ad arco immerse nella penombra.
Questi testi sono tratti da una raccolta intitolata Madobe no Sanbun — in italiano Pensieri sparsi alla finestra —,
un progetto a lungo termine che raccoglie poesie, prose, pensieri, appunti e piccoli frammenti quotidiani, oggi più di cinquanta.
Questo progetto è nato da un episodio personale:
la vista dalla finestra di mia madre poco prima della sua morte,
un’immagine di grande intensità emotiva che per lei rappresentava un epilogo,
ma che per me è diventata il prologo della serie delle finestre.
21 Riflessioni è composta da un lungo rotolo di carta giapponese e da una traccia sonora che fa risuonare i titoli in giapponese e in italiano.
Queste riflessioni rappresentano per me l’origine da cui si diramano le altre opere sulle finestre:
per questo sono presenti anche tre alberi bianchi, simboli di radici e rami, a ricordare la connessione tra origine e sviluppo delle opere.
Il numero 21 è un numero importante: io, mia madre, mio nonno e mia nipote siamo tutti nati il ventuno;
21 appartiene alla sequenza di Fibonacci ed è un numero intriso del mistero dell’universo e della vita.
La ventunesima prosa si intitola La finestra dell’inizio,
in riferimento alla nascita mia e di mia madre, entrambe avvenute il ventuno,
e al primo quarto di luna che illuminava le notti di quelle nascite.
Così, dall’epilogo si ritorna all’inizio, creando una struttura circolare.
In particolare, nell’undicesimo testo della raccolta compare la frase:
Epilogo al Prologo
La fine arriva assumendo la forma di un inizio.
Il suo epilogo si trasforma nel mio prologo,
inserendo una nuova pagina nella piega del tempo.
L’orologio a parete fa avanzare le lancette,
i fogli tremano al vento,
i ricordi accumulati si sciolgono lentamente.
Sulla parete si trova una grande opera di tre metri, L’ultimo paesaggio – Epilogo –.
Alcuni frammenti del testo di quella raccolta appaiono e scompaiono sulla superficie,
riflettendo le luci delle finestre, ma il testo completo non è leggibile.
La parete sembra piuttosto un vecchio muro, consumato dal tempo,
conferendo all’opera un senso di universalità: chi guarda può immaginare il proprio “ultimo paesaggio”.
Tra le opere, alcune più piccole e una di dimensioni maggiori condividono lo stesso processo:
il grigio della matita viene delicatamente sottratto con la gomma per far emergere la luce delle finestre,
creando spazi sospesi tra presenza e assenza, pieni e vuoti,
che evocano la percezione del “tra”, dell’intervallo, del tempo sospeso.
Tutti questi elementi possono esistere indipendentemente, ma allo stesso tempo si connettono profondamente e risuonano l’uno con l’altro,
generando un’esperienza unitaria e poetica.
In questo gesto affiorano confini sottili — tra scomparsa e nascita,
presenza e assenza, immagine e parola, silenzio e suono —
che si trasformano in uno spazio liminale in continuo movimento,
aprendo nuove finestre di comprensione e di introspezione.
私のプロジェクト《Voci alla finestra(窓辺の声)》は、記憶と忘却のあわいに立ち現れるリミナルな空間として構成されている。
それは、時間・空間・内面性が出会い、重なり合う、空白である。
自らの人生を振り返ると、愛した人々に結びついた多くの記憶があり、そして必然的に、別れの瞬間もまた存在している。
未来に目を向けると、それらの記憶はこれからも増え続け、再び別れの時が訪れるのだろうと想像する。
私たちが「いま」と呼ぶこの時間は、記憶にとどまるものと、ゆっくりと忘却へと滑り落ちていくものとのあいだに浮かぶ、繊細で脆い空間なのだと私は考えている。
私はこの「敷居」――この中間的な場所――を、普遍的な象徴としての「窓」というモチーフを通してかたちにしようとしている。
《Voci alla finestra》は、窓をテーマにした複数の作品から構成されており、
鉛筆のグレーを消し去ることで光を浮かび上がらせるというプロセスによって制作されている。
それは付け加えられた白ではなく、引き算によって生まれる白であり、空白が存在へと転じる瞬間である。
これらの窓は、私たちに問いを投げかける――私たちは内側にいるのか、それとも外側にいるのか、と。
《21 Riflessioni(21の省察)》と題された、長い巻物形式の作品(日本語では「巻物」と呼ばれる)は、
イタリア語と日本語で書かれた21のテキストと、半影の中に沈む21のアーチ状の開口部から成り立っている。これらのテキストは、《Madobe no Sanbun(窓辺の散文/Pensieri sparsi alla finestra)》と題された作品群から選ばれたもので、詩、散文、思考、メモ、日常の小さな断片を集めた長期的なプロジェクトであり、現在その数は五十を超えている。
このプロジェクトは、ひとつの個人的な出来事から生まれた。
それは、母が亡くなる少し前に見ていた、窓からの風景である。
その強い情動を帯びたイメージは、母にとってはエピローグであったが、
私にとっては「窓」のシリーズのプロローグとなった。
《21 Riflessioni》は、長い日本の紙の巻物と、日本語とイタリア語でタイトルを響かせる私の声から構成されている。
これらの省察は、私にとって窓の作品群が枝分かれしていく起点であり、
そのため、起源と展開のつながりを想起させる象徴として、三本の白い木が配置されている――根と枝を表す存在として。
数字の21には特別な意味がある。
私、母、祖父、そして姪は皆、21日に生まれており、
21はフィボナッチ数列にも属する、宇宙と生命の神秘を内包した数である。
21番目の散文は《La finestra dell’inizio(始まりの窓)》と題され、
私と母がともに21日に生まれたこと、
そしてその誕生の夜を照らしていた上弦の月に言及している。
こうして、エピローグから再び始まりへと戻り、円環的な構造が生まれる。
とりわけ、この連作の11番目のテキストには、次の一節が記されている。
エピローグは、プロローグへ
終わりは始まりのかたちをしてやって来る。
彼女のエピローグは、私のプロローグへと移ろい、
時の継ぎ目に、新しい頁を差し込む。
壁の時計が針を進め、
紙片が風に揺れ、
積まれた記憶が静かにほどける。
壁面には、三メートルに及ぶ大作《L’ultimo paesaggio ― エピローグ ―》が展示されている。
その表面には、先の散文集のテキストの断片が現れては消え、
窓の光を反射するが、全文を読むことはできない。
その壁は、時を経た古い壁のように見え、
鑑賞者それぞれが自分自身の「最後の風景」を想像できる、普遍的な場を生み出している。
作品群の中には、小品やより大きな作品も含まれており、
いずれも同じ制作プロセスを共有している。
鉛筆のグレーを消しゴムで丁寧に取り除くことで、窓の光が浮かび上がり、
存在と不在、充満と空虚のあいだに宙づりにされた空間が生まれる。
それは「間(あいだ)」、インターバル、停止した時間の感覚を喚起する。
これらの要素は、それぞれ独立して存在しながらも、深く結びつき、互いに共鳴し合い、
ひとつの統合された詩的体験を生み出している。
この行為の中で、消失と誕生、存在と不在、イメージと言葉、
沈黙と音のあいだにある、かすかな境界が浮かび上がる。
それらは絶えず揺れ動くリミナルな空間へと変容し、
理解と内省のための新たな窓を開いていく。




