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Un silenzio che dà voce

by Matteo Galbiati e Raffaella Nobili

Si dà per scontato il fatto che il nostro vivere quotidiano sia scandito e pervaso da un incessante affaccendarsi di impegni, azioni, compiti, missioni, che ci portano a mutare sempre l'orizzonte dello sguardo e la geografia delle nostre percezioni, dei nostri incontri e degli stimoli che ne conseguono, questo porta, allora, ad immergere il nostro pensiero in un flusso ininterrotto, pressoché inesauribile, di sollecitazioni che accelerano sempre di più la frequenza e il ritmo della nostra esistenza.
L’operosità sistematica e il dinamismo organizzativo contraddistinguono, infatti, l’uomo,  con una pluralità di rumori diversi che accompagnano l'evoluzione delle sue storie e vicende, conquiste e traguardi. Esistiamo occupando spazi interessati da una complessità visiva – e percettiva – sempre più crescente, ritmata da un brusio di sottofondo che avvolge e stravolge i nostri sensi. La congerie di rumori di varia natura, che scandisce l’avvicendarsi delle nostre giornate, satura, come si diceva, il nostro percepire implicando, da parte nostra, un continuo sforzo volto alla selezione di quali segnali e stimoli includere o scartare per essere "compresi"  nella e dalla nostra sfera personale. Il tempo soggettivo e l’attenzione condizionata da tali stimoli inesauribili, vengono accelerati e livellati dall’urgenza di avvenimenti contigui ed estemporanei cui ci sottoponiamo. Rumori interiorizzati esigono eterna continuità e presenza, un esercizio di delicato impegno che è, però, capace di mutare l'orizzonte del nostro immaginare. Su questi aspetti Kanaco Takahashi pone il suo pensiero e la sua ricerca artistica, riflettendo sulla specificità del silenzio come condizione rigenerante, pensata e agita, in stretta connessione col vuoto. La giovane artista giapponese concepisce il silenzio come il tempo della sottrazione ( da una condizione di perenne attività ).

Nel 2006 Takahashi si laurea in Giappone con una tesi intitolata Bunkamura Midhill. Coadiuvata dal Professore Emerito Kunikatsu Akanuma, specializzato in urbanistica, propone un progetto pensato per una delle aree probabilmente più complesse, trafficate e popolate di Tokyo. Il quartiere di Shibuya si estende, infatti, su una superficie di circa 15 chilometri quadrati ed è un centro nevralgico polifunzionale; cuore vivo e pulsante della città; sede di varie attività commerciali, alberghi, mall, love hotel e ristoranti. Caratterizzato visivamente da luci al neon e megaschermi che illuminano le strade a giorno, risponde al soddisfacimento di ogni desiderio, necessità e velleità dell'uomo metropolitano. Costantemente in evoluzione, l’eterogeneità dello spaccato umano, che vi transita o si intrattiene, delinea vivacemente la sua fisionomia variopinta: è, infatti, la zona dove la Yakuza è più presente e si mescola al turismo e al traffico cittadino, ma è soprattutto uno tra i luoghi principali dove le mode e i movimenti giovanili più interessanti prendono piede. All’interno di questa zona congestionata c’è un edificio, il Bunkamura destinato ad attività culturali e artistiche di vario genere.
Takahashi colloca proprio qui il suo progetto: immagina di sfruttare la naturale pendenza del terreno in quell’area per edificare una struttura bianca abbacinante dalla forma arrotondata come i dolci declivi di un colle che, stagliandosi con diversi picchi di altezze flessuose, crei una discontinuità visiva. L’interno delle spazio, come una collina svuotata dalla terra, riceve luce grazie a un’unica fenditura posta alla sommità della struttura. Il luogo fisico origina, quindi, una rottura, una pausa temporale e spaziale in modo tale che chi vi transita possa alleggerirsi e, tralasciato il senso di costrizione, espandere il proprio spirito riconnettendosi con il silenzio dell'universo. Lo spazio vuoto esterno crea lo spazio vuoto interno grazie a un’operazione di sottrazione che, dapprima architettonica, diventa poi sensoriale. L'operazione attuata e pensata dall'artista si pone quindi come strumento per attingere dalle presenze dell'istante del reale per portare, nel pieno del suo rutilante chiassoso proporsi e la sua dinamica ordinaria, un momento di interruzione che, da pausa contingente e imprevista, per chi lo vive, ha modo di aprire e attivare una finestra a temporale e di isolamento infinitamente intimo. Alla pienezza visiva di un quartiere straripante caotico e scintillante contrappone, quindi, ampiezza e luminosità soffuse; al chiasso fragoroso di un vociare squillante nel panorama dei rumori cittadini antepone un ordine silenzioso di linee sinuose capaci di proiettare in un altrove differente le possibilità dello sguardo, del suo tempo e della sua fisicità. In questo senso l’approccio di Takahashi ha origine in seno al valore estetico giapponese del Ma(間).

Il Ma è un concetto filosofico complesso applicabile anche a diversi ambiti legati alla percezione del bello come l'arte, la musica, l'architettura, il cinema, il teatro, … Può essere reso come intermezzo, pausa, intervallo spazio-temporale tra due elementi discontinui. È il vuoto sottile tra un momento e l’altro o il silenzio carico di significato in una conversazione emotivamente coinvolgente, o ancora l’improvvisa interruzione nello scorrere di un brano musicale. Implica una sintonia sincronica e una corresponsione empatica tra l’osservatore e lo spazio che vive, sia esso fisico o temporale, reale o immaginifico, capace di instillare un cambiamento di stato nella profondità della coscienza e di allargare a inedite nuove consapevolezze.
Alla luce di questi aspetti si colloca la scelta di dare risalto, nel titolo della mostra, proprio al silenzio come rivelatore di autenticità: in questa condizione lo spirito si quieta e ogni istanza ritrova la propria dimensione originaria ponendo le condizioni all’ascolto. Il silenzio e il vuoto, quindi, da noi spesso concepiti come momenti privi di senso perché funzionalmente poco utili, rivestono per l’artista l’antecedente generatore di uno stato emotivo integro che predispone l’animo alla contemplazione dei misteri del mondo. 
Takahashi si chiede se il cuore dell’uomo racchiuda, in piccolo, la medesima composizione dell’universo. Se esista una ragione per cui sentiamo la bellezza o possiamo coglierne la fugacità; da dove venga e a cosa serva il talento. Da molto tempo Takahashi concentra il suo studio sulla forma della spirale, elemento atavico, ravvisabile nel macrocosmo delle galassie, così come nel microcosmo che arriva all'essenza basilare della vita stessa, il DNA; nella traiettoria luminosa delle lucciole, nel volo dei rapaci o nella struttura del Nautilus. In quest'ultimo caso, la piccola conchiglia, dai lievi solchi scolpiti trovata per caso sulla spiaggia, conserva la memoria del suo girovagare per i mari e allo stesso tempo racchiude, nella sua conformazione archetipica, il codice strutturale comune attraverso cui opera la Natura. Nell’osservazione estatica e meditativa di ciò che è piccolo e insignificante si rivela, quindi, un ordine più grande e universale.
L’artista indaga i moti dell’animo che intimamente ci legano a tale insieme unico di eventi e cose, ai fenomeni naturali e agli accadimenti che viviamo in prima persona. La matita, per lei, si fa lo strumento principale per la sua ricerca; è il mezzo fedele a cui affidare il proprio sentire, è il medium generatore di forme e dei loro contenuti intellegibili, è la bacchetta con cui dirige la partitura del visibile che risuona nell'imponderabile. I suoi lavori si raccolgono nella riproduzione totalizzante del bianco, nel suo tutto e nel suo vuoto risplende la voce profonda del silenzio che accoglie un solo elemento vitale e ne rilancia l'archetipo come modello per un'identificazione metaforica dello sguardo di chiunque sia capace di sentirne il bisbiglio della poesia universale.

La pressione calibrata della mano lungo le linee e il condensarsi deciso o il rarefarsi sino alla sparizione della grafite registrano l’interdipendenza tra la coscienza dell’artista, l’oggetto ritratto, lo spazio che li contiene e l'accoglimento dell'animo di chi ne sa pre-sentirne e coniugarsi con questa intonazione profondamente lirica.
Anche l’atto di cancellazione-affermazione del colore grigio dal fondo lucente è un processo analogo e coincidente al progetto architettonico precedentemente citato: la sottrazione-addizione permette l’emersione della luce e/o di uno spazio vuoto atti a contenere infiniti nuovi passaggi di stato e continue variazioni di condizioni che si alimentano di una lentezza che si assimila all'imperturbabilità del senza tempo. Dimensione questa lontana dalla quotidianità sbrigativa, rutilante, chiassosa, veloce quanto superficiale del nostro tempo presente, in cui l'apparenza dell'istante consuma alla svelta la verità profonda delle cose. 
Disegnare è per Takahashi un atto che impiega lo scorrere del tempo come risorsa primaria, ristabilendo anche per noi altri principi con cui valorizzarne l'esperienza: il suo processo artistico non ha come fine la copia pedissequa di ciò che si ha davanti, ma piuttosto l’espressione di quei valori intimi e nascosti celati allo scrupolo di un’osservazione più scientificamente consapevole. Lo spazio circostante, il lieve spostamento dell’aria, le variazioni impercettibili della luce e il lento avanzare dell’ombra collaborano a creare quell’intervallo temporale, o meglio il Ma, in cui l’artista, l’oggetto e l'altro coesistono. Stabilendo tale rapporto di intima corrispondenza con l’esterno Kanaco Takahashi può sondare la vita segreta delle cose e, così, ridare voce e ritmo di vita nuovi al cuore del mondo e di ciascuno di noi.

呼応する静寂

by Matteo Galbiati e Raffaella Nobili

私たちの日常が、途切れることのない用事や行為、課題や使命といった営みの連なりによって刻まれ、浸透していることは、もはや自明のこととされている。これらは常に私たちの視線の地平を変化させ、感覚の地図を書き換え、出会いやそこから生まれる刺激を移ろわせる。その結果、私たちの思考は絶え間ない、ほとんど枯渇することのない刺激の流れに没入し、存在の速度と律動をますます加速させているのである。
人間という存在は、体系化された勤勉さと組織的なダイナミズムによって特徴づけられ、その歴史や出来事、獲得や到達点の進展には、常に多様な雑音が伴っている。私たちは、絶えず複雑さを増してゆく視覚的—そして感覚的—環境の中に生き、その背景に絶えず鳴り響くざわめきに包まれ、ときに圧倒されながら存在している。こうした多様な性質をもつ雑音の堆積は、日々の営みを刻むと同時に、私たちの感覚を飽和させる。そして、どの信号や刺激を自らの内に「含める」のか、あるいは「退ける」のかという選別の営みを、私たちに絶えず強いているのである。
このようにして、無尽蔵の刺激に支配された主観的な時間と注意力は、連続的かつ刹那的な出来事の緊急性によって加速され、均質化されてゆく。内面化された雑音は、永遠の持続と不在なき存在を要求し、繊細な努力を要する持続の実践となる。しかしその営みは、私たちの想像の地平をも変容させる力を秘めている。
高橋香菜子は、まさにこの点に思索と芸術的探究を置き、〈沈黙〉を「再生の条件」として捉える。思考され、実践される沈黙は、〈空〉との緊密な連関において立ち現れるものである。日本の若きアーティストである彼女は、沈黙を「永続的な活動状態」からの〈差し引きの時間〉として構想しているのである。

2006年、高橋香菜子は日本において「Bunkamura Midhill」と題した論文をもって卒業した。都市計画を専門とする赤沼邦勝名誉教授の助力を得ながら、東京でもおそらく最も複雑で、交通量が多く、人口の密集した地域のひとつを対象にしたプロジェクトを構想したのである。渋谷区はおよそ15平方キロメートルに広がり、都市の心臓部ともいえる多機能的な中枢を成している。そこは都市の鼓動が脈打つ生きた中心であり、商業施設、ホテル、モール、ラブホテル、レストランといった多様な機能を内包する。街を日中のように照らし出すネオンと巨大スクリーンに彩られた視覚的景観は、都市生活者のあらゆる欲望や必要、あるいは野心を満たす場として応答している。常に変化を遂げるこの街では、そこを行き交い、あるいは滞在する人々の異質性が、その雑多で鮮烈な相貌を形づくっている。ヤクザの存在が観光や都市の喧噪と交錯しながら、同時に興味深い若者文化や新しい潮流が芽生え、拡がる場所でもある。

このような過密な領域のただ中に、文化・芸術活動の拠点として機能する建築物「Bunkamura」がある。高橋はまさにここに自身の構想を託した。周囲の自然な地形の傾斜を利用し、眩いばかりの白を基調とした建造物を思い描く。それは丸みを帯びた柔らかな丘陵のような姿をとり、しなやかな高さの異なる頂を連ねることで、視覚的な断絶を生み出す。内部は、大地をえぐり空洞化された丘のように、構造物の頂に穿たれた唯一の裂け目から光を受け入れる。その物理的空間は、時間的・空間的な断絶を孕み、そこを通り抜ける者が重荷を下ろし、拘束感を手放しながら精神を解き放ち、宇宙の沈黙へと再び接続できるように設計されている。

外部の〈空白〉が内部の〈空白〉を生み出し、その「引き算」の操作は建築的な次元から感覚的次元へと移行してゆく。高橋が構想し実践したこの操作は、現実のただ中で渦巻く喧騒と常態的な力動に対し、そこで生きる者に予期せぬ中断の瞬間をもたらし、それが個々にとって極めて親密な隔絶と時間的窓を開きうる手段となるのである。

混沌と輝きに溢れる街区の視覚的充満に対しては、広がりと柔らかな光の充溢を。都市の喧騒と騒々しい声の洪水に対しては、静謐に秩序づけられた曲線の造形を。そうした対置によって、視線は異なる場所へと運ばれ、時間と身体のあり方に新たな可能性が投げかけられる。高橋のアプローチは、この意味において、日本の美学における「間(ま)」の価値から深く発しているのである。

「間(ま)」とは複雑な哲学的概念であり、美の知覚に関わるさまざまな領域──美術、音楽、建築、映画、演劇など──に適用しうるものである。それは「間奏」「休止」「二つの不連続な要素のあいだに生じる時空的な間隔」として表すこともできる。ひとつの瞬間と次の瞬間とのあわいに漂う微かな空白、感情的に深く関わる対話のなかに挟まれる意味を孕んだ沈黙、あるいは音楽の流れの中に不意に訪れる中断。それらはいずれも「間」の顕れである。そこには、観る者と彼が生きる空間──物理的であれ時間的であれ、現実であれ想像的であれ──との間に生じる、共時的な調和と共感的な呼応が潜んでいる。そしてそれは、意識の深層における状態変容を促し、これまでにない新たな自覚を開く契機となる。

こうした観点に照らして、本展覧会のタイトルには「沈黙」を強調する選択がなされた。それは真実を開示するものとしての沈黙である。この状態において精神は静まりかえり、あらゆる存在はその本来の次元を回復し、聴くことの条件が整う。沈黙と空白──私たちがしばしば無意味なもの、あるいは機能的に役立たぬものと捉えてしまうこれらは、高橋にとって、むしろ情感の純度を湛えた状態を生み出し、世界の神秘を観照するために心を開く根源的契機として立ち現れるのである。

高橋は問う。人間の心は、小さな形において、宇宙と同じ構成を秘めているのではないか。なぜ私たちは美を感じ、その儚さを捉えることができるのか。その感受性や才能はどこから来て、何のためにあるのか。長きにわたり彼女の探究の中心にあるのは〈螺旋〉の形態である。それは太古から続く原初的要素であり、銀河の大宇宙に見いだされると同時に、生命の根源にまで迫るDNAの微小世界にも刻まれている。蛍の軌跡、猛禽類の飛翔、そしてオウムガイの構造にも、その姿は繰り返し現れる。とりわけ後者の小さな貝殻──海辺で偶然拾われた、かすかな刻みを帯びたその螺旋──は、海原を漂った記憶を内に秘めながら、同時に自然が作動する普遍的な構造コードをその原型的形態に凝縮している。

かくして、取るに足らぬ小さなもののうちに、また恍惚とした観照のまなざしのうちに、より大きく普遍的な秩序が顕れるのだ。高橋の眼差しは、私たちを内奥において結びつける出来事や事物の唯一無二の総体──自然の現象、私たち自身の生の出来事──に注がれている。彼女にとって鉛筆は探究の主要な道具である。それは自己の感覚を託す忠実な媒体であり、形態とその可知的な内容を生成する媒介であり、また「見えるもの」の楽譜を指揮し、「計り知れぬもの」へと響かせる指揮棒でもある。

彼女の作品は白の全体性に収斂する。白という「すべて」と「空無」において、沈黙の深い声が輝き、ただひとつの生命的要素を受け入れ、その原型を再び放つ。それは、誰しもがその普遍的な詩のささやきを聴き取ることのできる比喩的な眼差しのモデルとなるのである。

手の圧の加減が線の上をたどり、グラファイトが濃く凝縮し、あるいは希薄となって消えゆく痕跡は、作家の意識と対象物、両者を包み込む空間、そしてその深く抒情的な調べを感じ取り、響き合うことのできる心とのあいだにある相互依存を記録する。
背景の光沢から灰色を消去し、また現前させるという行為もまた、先に触れた建築的プロジェクトと重なり合う類似のプロセスである。すなわち「引き算」と「足し算」との往復が、光や空虚を顕現させ、そこに無限の状態変化や条件の移ろいを孕ませるのである。その生成は、時の流れを超えた静謐に同化する緩やかさによって養われる。これは、現代の私たちが生きる、慌ただしく、目まぐるしく、騒がしく、速さばかりが先行し、物事の深い真実を瞬時に消費してしまう表層的な日常から遠く隔たる次元である。

高橋にとって、描くこととは時間の流れを第一の資源として用いる行為であり、その経験を豊かにする新たな原理を私たちにも回復させる試みである。彼女の芸術的プロセスの目的は、眼前にあるものを忠実に写し取ることではなく、むしろ科学的に緻密な観察では掬いきれぬ、内奥に秘められた価値や親密な真実を表すことにある。

周囲の空間、かすかな空気の揺らぎ、ほとんど感知できぬ光の変化、そしてゆっくりと伸びゆく影――それらすべてが共に作用し、ひとつの時間的な間隔、すなわち「間(ま)」を生み出す。その領域において、作家と対象、そして他者が共に在るのである。外界とのこのような親密な呼応関係を確立することによって、高橋香菜子は事物の秘められた生命を探り出し、世界の、そして私たちひとりひとりの心に、新たな声と生命の律動を呼び戻すのである。

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